54 Festival 2025

Stabat Mater

MERCOLEDÌ 4 GIUGNO
BRESSANONE – Duomo, ore 20.00
MITTWOCH, 4. JUNI
BRIXEN – Dom, 20.00 Uhr
GIOVEDÌ 5 GIUGNO
TRENTO – Teatro Sociale, ore 20.30
DONNERSTAG, 5. JUNI
TRIENT – Teatro Sociale, 20.30 Uhr

SÜDTIROLER VOKALENSEMBLE
GÜRZENICH CHOR KÖLN
ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO

Soprano | Sopran, Stefanie Steger
Contralto | Alt, Anna Lucia Nardi;
Tenore | Tenor, Roman Pichler
Basso | Bass, Michael Feichter

Direttore | Leitung, Christian Jeub

Programma | Programm

A. Dvorak: Stabat Mater, Op. 18
per soli, coro e orchestra

1 Stabat Mater
2 Quis est homo
3 Eja, Mater
4 Fac, ut ardeat cor meum
5 Tui nati vulnerati
6 Fac me vere tecum flere
7 Virgo virginum praeclara
8 Fac, ut portem Christi mortem
9 Inflammatus et accensus
10 Quando corpus morietur

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I biglietti di ingresso possono essere acquistati anche all’ingresso dei concerti.

 

Programma di sala  | Programmheft

Lo Stabat Mater per soli, coro e orchestra di Antonín Dvořák fu composto a seguito delle dolorose esperienze famigliari vissute dal compositore ceco: la morte della figlia Josefa nel settembre del 1875 e due anni dopo, nel 1877, la scomparsa in rapida successione di altri due suoi figli. Il celebre testo medievale attibuito a Jacopone da Todi appartiene alla storia della liturgia pasquale, ma sul finire dell’ottocento vanta ormai numerose riletture in chiave concertistica e nella configurazione sinfonico vocale. Il significato del testo, che si sviluppa dalle profondità della sofferenza agitata alle vette della preghiera consolatoria, grazie alla sua umanissima proiezione e compassione, trasforma l’opera in una delle pagine spirituali più commoventi del patrimonio religioso occidentale. In dieci movimenti, Dvořák descrive la sofferenza di Maria e la compassione degli astanti con un uso contrastante di strumentazione, tempo e tonalità, per poi volgersi infine alla prospettiva del paradiso. I primi quattro versi del poema sono messi in musica nell‘esteso primo movimento: il suggestivo primo tema, costituito da una linea discendente prevalentemente cromatica, emerge dalla tonalità inizialmente contenuta di fa diesis dell‘introduzione strumentale. Il coro ripete il tema, mentre i solisti rispondono con temi contrastanti: predomina un carattere di tristezza meditativa, non senza esplosioni drammatiche. Il secondo movimento, cantato dal quartetto di solisti, mette in musica i versi da cinque a otto, a partire da “Quis est homo, qui non fleret…“: colori scuri e ripetizione di semplici motivi attraverso varie voci trasmettono ulteriormente uno stato d‘animo contemplativo. Nel terzo movimento, il coro canta la nona strofa, “Eja, Mater, fons amoris…“. rivolgendosi con urgenza a Maria nel richiedere di far partecipi i fedeli del suo dolore. Il basso inizia il quarto movimento con la decima strofa, “Fac, ut ardeat cor meum…”. Gli risponde il coro femminile, che irradia fiducia unendosi alle voci maschili  nell‘undicesima strofa, “Sancta mater, istud agas…”. Il basso chiude il movimento con una struggente ripresa della strofa precedente. Nel quinto movimento, il coro crea la dodicesima strofa “Tui nati vulnerati…” con una melodia circolare in tempo 6/8 che irradia allegria e leggerezza in molti passaggi, nonostante il testo ricordi l‘agonia di Gesù. Nel sesto movimento, il tenore solista e il coro maschile cantano a turno la tredicesima e la quattordicesima strofa (“Fac me vere tecum flere …”). La melodia principale ricorda una canzone popolare e, nel suo ulteriore sviluppo, gioca con l‘alternanza tra maggiore e minore. Il settimo movimento, dedicato alla quindicesima strofa “Virgo virginum preclara” è ancora intonato dal coro, mentre l’ottavo presenta un duetto di soprano e tenore che occupa le strofe sedicesima e diciassettesima, iniziando con “Fac, ut portem Christi mortem…”. Nel nono movimento, il contralto canta i versi diciotto e diciannove (“Inflammatus et accensus…”). L‘introduzione dell‘orchestra, che ricorda una danza barocca, è energicamente contrappuntata dai grandi intervalli discendenti e ascendenti della parte solistica. A partire da “Quando corpus morietur…“ l‘immaginazione musicale del compositore appare tutta proiettata verso la descrizione della gioia celeste del paradiso. Prima che il movimento sfoci in una potente fuga sull’“Amen” vengono ripresi i temi del primo movimento. Dopo un breve ma potente passaggio a cappella del coro, che ricorda i canti della Chiesa ortodossa, l‘opera si conclude con suoni armoniosi, ancora una volta su “Amen”.  Das Stabat Mater für Soli, Chor und Orchester von Antonín Dvořák entstand als dessen Ausdruck schmerzlicher Erlebnisse nach dem Tod seiner Tochter Josefa (September 1875). Zur endgültigen Niederschrift des Werkes kehrte Dvořák unmittelbar nach einem neuen schweren Schicksalsschlag zurück, als im Sommer 1877 kurz nacheinander zwei seiner ersten Kinder von ihm gingen. Dvořáks
Vertonung des mittelalterlichen Passionstextes von Jacopone da Todi ist ein nicht wegzudenkender Bestandteil der Osterfeiertage, daneben erklingt sie jedoch laufend in Konzertaufführungen. Diese Kantate ist ein menschlich schlichtes und aufrichtiges, bis zu einem gewissen Maße realistisches Bild des gefühlten Wandelns aus den Tiefen aufwühlenden Leidens zu den Höhen erbarmungsvoller Gebete. Deshalb und auch wegen seiner rein musikalischen Qualitäten gehört es zu den ergreifendsten und erfolgreichsten geistigen Werken der Musik überhaupt. In zehn Sätzen schildert Dvořák im kontrastreichen Einsatz von Besetzung, Tempo und Tonart Marias Leiden und das Mitgefühl der Betrachtenden – um sich zuletzt dem Ausblick auf das Paradies zuzuwenden. Die ersten vier Strophen der Dichtung sind im ausgedehnten ersten Satz vertont: Aus dem zunächst verhalten anklingenden Ton fis bildet sich in der instrumentalen Einleitung das markante erste Thema heraus, das aus einer überwiegend chromatisch fallenden Linie besteht. Der Chor übernimmt es, während die Solisten mit kontrastierenden Themen antworten. Die Grundstimmung meditativer Trauer überwiegt, doch es gibt auch einzelne dramatische Ausbrüche. Der zweite Satz, gesungen vom Solistenquartett, vertont die Strophen fünf bis acht, beginnend mit „Quis est homo, qui non fleret …“. Es überwiegen dunkle Klangfarben; die Wiederholung schlichter Motive durch verschiedene Stimmen hindurch vermittelt weiter eine insgesamt kontemplative Stimmung. Im dritten Satz singt der Chor die neunte Strophe, „Eja, Mater, fons amoris …“. Im Mittelteil wendet sich diese eindringlich Maria zu mit der Bitte, die Gläubigen deren Schmerzen mitfühlen zu lassen. Der Bassist beginnt den vierten Satz mit der zehnten Strophe, „Fac, ut ardeat cor meum …“. Ihm antwortet der Zuversicht ausstrahlende Frauenchor, dem sich mit der elften Strophe, „Sancta mater, istud agas …“, auch die Männerstimmen anschließen. Der Bassist schließt den Bogen solistisch mit einer eindringlichen Reprise der zehnten Strophe. Im fünften Satz gestaltet wiederum der Chor die zwölfte Strophe „Tui nati vulnerati …“ mit kreisender Melodik im wiegenden 6/8-Takt und strahlt trotz des an Jesu Qualen erinnernden Textes in vielen Passagen Heiterkeit und Schwerelosigkeit aus. Im sechsten Satz singen Tenor-Solist und Männerchor im Wechsel die dreizehnte und vierzehnte Strophe („Fac me vere tecum flere …“). Die Hauptmelodie mutet an wie ein Volkslied, das in seiner weiteren Entwicklung facettenreich mit dem Wechsel zwischen Dur- und Moll-Stimmungen spielt. Der siebte Satz – wiederum vom Chor gesungen – ist als homophone Vertonung der fünfzehnten Strophe, „Virgo virginum praeclara …“ gestaltet. Ein Duett von Sopran und Tenor vertont im achten Satz die sechzehnte und siebzehnte Strophe, beginnend mit „Fac, ut portem Christi
mortem …“ Im neunten Satz singt die Altistin die Strophen achtzehn und neunzehn
(„Inflammatus et accensus …“). Die an einen barocken Tanz erinnernde Einleitung des Orchesters findet ihre energetische Entsprechung in großen abfallenden und aufsteigenden Intervallen der Solostimme. Beginnend mit „Quando corpus morietur …“ in den Solostimmen, steigert sich im zehnten Satz das Ensemble in die Hinwendung zur Herrlichkeit des Paradieses hinein. Die Themen des ersten Satzes werden erneut aufgenommen, bevor der Satz in eine gewaltige Fuge auf „Amen“
mündet. Nach einer kurzen, aber stimmgewaltigen a cappella-Passage des Chors, die an Gesänge der orthodoxen Kirche erinnert, endet das Werk in sphärisch-harmonischen Klängen abermals auf „Amen“. 
   
Stefanie Steger ha studiato canto a Innsbruck e al Mozarteum di Salisburgo, specializzandosi poi in musica antica e barocca a Basilea. Ha lavorato con artisti e direttori d‘orchestra come René  Jacobs, Roger Norrington, Andrea Marcon, Hiro Kurosaki, Dorothee Oberlinger e Florian Birsak. Al Festival dell’Operetta dell’Alto Adige, Steger è apparsa come Lisa in “Gräfin Mariza”, come Adele in “Die Fledermaus” e nel 2018 come “Christel von der Post” in “Der Vogelhändler”. Si è esibita come soprano in vari Paesi europei. Ha completato masterclass con Andreas Scholl, Sara Mingardo, Alessandro de Marchi e Margreet Honig, tra gli altri. Ha riscosso grande successo al Concorso Intern. Mozart e al Concorso Cesti di Innsbruck, oltre che al Concorso lirico di Hallwyl in Svizzera. Steger insegna formazione vocale presso il Sozialwissenschaftliches Gymnasium di Brunico. Stefanie Steger studierte Gesang in Innsbruck und am Mozarteum Salzburg, zusätzlich spezialisierte sie sich in Alter Musik und Barockmusik in Basel. Sie arbeitete mit Künstlern und Dirigenten wie René Jacobs, Roger Norrington, Andrea Marcon, Hiro Kurosaki, Dorothee Oberlinger und Florian Birsak zusammen. Bei den Südtiroler Operettenspielen war Steger als Lisa in „Gräfin Mariza“, als Adele in „Die Fledermaus“ und 2018 als „Christel von der Post“ im „Vogelhändler“ zu sehen. Sie trat als Sopranistin in verschiedenen europäischen Staaten auf. Meisterkurse absolvierte sie u.a. bei Andreas Scholl, Sara Mingardo, Alessandro de Marchi, Margreet Honig. Große Erfolge konnte sie beim intern. Mozartwettbewerb und beim Cesti-Wettbewerb in Innsbruck sowie beim Hallwyl-Opern-Wettbewerb in der Schweiz erringen. Steger unterrichtet am Sozialwissenschaftlichen Gymnasium in Bruneck Stimmbildung.
Anna Lucia Nardi ha studiato canto al Conservatorio di Bolzano con Luise Gallmetzer e Sabina von Walther e ha frequentato masterclass con Christa Ludwig, Brigitte Fassbaender, Gertrud Ottenthal e Kurt Widmer. Nel 2006 ha ricevuto il premio per la migliore interpretazione nella categoria musica da camera al Concorso Internazionale di Canto di Vercelli e nel 2007 il primo premio al Concorso Internazionale di Canto Lirico e da Camera di Biella. Come cantante d‘oratorio, Anna Lucia Nardi è apparsa come contralto nel “Messiah” di Händel, nella “Passione di San Giovanni” di Bach e come contralto nella “Missa Solemnis” di Beethoven. Sotto la direzione di Gustav Kuhn, ha cantato nella “Petite Messe Solennelle” di Rossini. Nell‘opera lirica, Nardi ha cantato come solista in opere di Richard Strauss, Richard Wagner, W. A. Mozart, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini. Al Festival dell‘Operetta dell‘Alto Adige ha interpretato il Principe Orlofsky nell‘operetta “Die Fledermaus” di Johann Strauss. Anna Lucia Nardi studierte Gesang am Bozner Konservatorium bei Luise Gallmetzer und Sabina von Walther und besuchte Meisterkurse bei Christa Ludwig, Brigitte Fassbaender, Gertrud Ottenthal und Kurt Widmer. Im Jahr 2006 erhielt sie den Preis für die beste Interpretation in der Kategorie Kammermusik beim Internationalen Gesangswettbewerb in Vercelli und 2007 den ersten Preis beim Internationalen Opern- und Kammergesangswettbewerb in Biella. Als Oratoriensängerin trat Anna Lucia Nardi als Altistin in Händels „Messias“, Bachs „Johannespassion“ und als Altistin in Beethovens „Missa Solemnis“ auf. Unter der Leitung von Gustav Kuhn sang sie die Mezzopartie in Rossinis „Petite Messe Solennelle“. In der Oper sang Nardi als Solistin in Werken von Richard Strauss, Richard Wagner, W. A. Mozart, Giuseppe Verdi und Giacomo Puccini. Am Südtiroler
Operettentheater verkörperte sie den Prinzen Orlofsky in der Operette „Die Fledermaus“ von Johann Strauss.
Il tenore e architetto Roman Pichler originario di Bressanone, ha studiato canto al Conservatorio Johann-Joseph-Fux di Graz con Natela Nicoli. Ha frequentato masterclass tra gli altri con Kurt Widmer, Francisco Araiza, Giacomo Aragall, Eteri Lamoris e Angelika Kirchschlager. Ha vinto premi in concorsi internazionali. Tra le sue apparizioni da solista figurano il Duca (“Rigoletto”), Peter Quint e il Prologo in “The Turn of the Screw” di Britten e Monostatos in “Die Zauberflöte”, Alfred in “Die Fledermaus”, Jan Janicki in “Der Bettelstudent”, Nemorino in “Der Liebestrank”, il Conte Boni in “Csárdásfürstin”, Caramello in “Eine Nacht in Venedig” e il Dr. Siedler in “Im weißen Rössl”. Al Festival dell’Operetta dell’Alto Adige a Bolzano e Bressanone, Gustl in “Frühjahrsparade” di Robert Stolz sulla Schlossbergbühne al Kasematten di Graz, il “Requiem” di Mozart, “La creazione”, “Stabat Mater” di Haydn e “Petite messe solennelle” di Rossini. Der aus Brixen stammende Tenor und Architekt Roman Pichler studierte Gesang am Johann-Joseph-Fux-Konservatorium in Graz bei Natela Nicoli. Meisterkurse belegte er u. a. bei Kurt Widmer, Francisco Araiza, Giacomo Aragall, Eteri Lamoris und Angelika Kirchschlager. Er ist Preisträger internationaler Wettbewerbe. Zu seinen solistischen Auftritten zählen der Herzog („Rigoletto“), Peter Quint und Prolog in „The Turn of the screw“ von Britten und Monostatos in „Die Zauberflöte“, Alfred in „Die Fledermaus“, Jan Janicki in „Der Bettelstudent“, Nemorino in „Der Liebestrank“, Graf Boni in der „Csárdásfürstin“, Caramello in „Eine Nacht in Venedig“ und Dr. Siedler in „Im weißen Rössel“ bei den Südtiroler Operettenfestspielen in Bozen und Brixen, Gustl in der „Frühjahrsparade“ von Robert Stolz auf der Schlossbergbühne der Kasematten Graz, Mozart-Requiem,
„Die Schöpfung“ und „Stabat Mater“ von Haydn und „Petite messe solennelle“
von Rossini.
Il basso-baritono Michael Feichter ha studiato canto al Conservatorio statale tirolese e al Mozarteum di Salisburgo. Ha seguito corsi di perfezionamento con Elizabeth Bachmann, Melanie Helton e Carol Kirkpatrick. Ha eseguito in recital la “Winterreise” di Franz Schubert e l‘“Italienisches Liederbuch” di Hugo Wolf. Come solista, ha cantato l‘“Oratorio de Noel” (Camille Saint Saens), il “Requiem” di Gabriel Faurè e W. A. Mozart, il “Magnificat” di J. S. Bach, la “Passione di San Matteo” di Heinrich Schütz, la “Via Crucis” di F. Liszt e numerosi mottetti e cantate di J.S. Bach. Attività di ensemble nel Chamber Choir of Europe, nella Capella Wilthinensis e nella Capella Claudiana. È stato ascoltato come Barone von Mengershausen in “Gruß an Schloss Weißenstein” e come Andreas Hofer in “Mut zur Freiheit” nella serie di grande successo “Oper in den Bergen” del Tirolo orientale. Dal 2019 è un interprete regolare del Teatro dell‘Operetta dell‘Alto Adige. Der Bassbariton Michael Feichter studierte Gesang am Tiroler Landeskonservatorium und am Mozarteum Salzburg. Meisterkurse folgten bei Elizabeth Bachmann, Melanie Helton und Carol Kirkpatrick. In Liederabenden brachte er etwa die „Winterreise“ von Franz Schubert und das „Italienische Liederbuch“ von Hugo Wolf zur Aufführung. Im Rahmen seiner solistischen
Tätigkeit sang er u.a. das „Oratorio de Noel“ (Camille Saint Saens), das „Requiem“ von Gabriel Faurè und von W. A. Mozart, das „Magnificat“ von
J.S. Bach, die „Matthäuspassion“ von Heinrich Schütz, die „Via Crucis“ von F. Liszt sowie zahlreiche Motetten und Kantaten von J.S. Bach. Ensembletätigkeit im Chamber Choir of Europe, der Capella Wilthinensis und der Capella Claudiana. Bei der überaus erfolgreichen Reihe der Osttiroler „Oper in den Bergen“ war er als Baron von Mengershausen in „Gruß an Schloss Weißenstein“ sowie als Andreas Hofer in „Mut zur Freiheit“ zu hören. Seit 2019 wirkt er regelmäßig bei den Südtiroler Operettenspielen mit.
Christian Jeub ha studiato educazione musicale e musica sacra all‘Università di Musica di Colonia (D) e ha completato i programmi di direzione orchestrale e corale all‘Università Folkwang di Essen. Ha frequentato corsi di perfezionamento con Frieder Bernius, Eric Ericson, Simon Carrington e Tõnu Kaljuste. Nel 2002 e nel 2003 ha ricevuto una borsa di studio per la direzione d‘orchestra dall‘European Music Festival di Stoccarda. Presso lo Staatstheater am Gärtnerplatz di Monaco di Baviera ha ricoperto il ruolo di vicedirettore del coro dal 2000 al 2007 e di direttore del coro presso il Musiktheater im Revier fino al 2016, dirigendo diverse produzioni come “Fledermaus”, “Nacht in Venedig”, “Kiss me, Kate” e “Zauberflöte”, “Zar und Zimmermann”, “Die lustigen Weiber von Windsor”. Ha diretto “Un ballo in maschera” di Verdi a Orvieto/ Italia nel 2003 e ha vinto il Concorso di direzione d‘orchestra Mariele Ventre a Bologna nel 2005. Per il Festival di Bayreuth nel 2009 e 2010, Christian Jeub ha preparato il coro nelle produzioni “Der Fliegende Holländer für Kinder” e “Wagner für Kinder – Tannhäuser”. Dall’estate del 2016, Christian Jeub ha diretto la “Universitätsmusik” di Coblenza, di cui fanno parte la Giovane Orchestra Sinfonica e il Coro Universitario. La sua direzione dell‘”Elijah” di Mendelssohn, dei concerti tematici UNIMUS, del “War Requiem” di Benjamin Britten, del “Candide” di Bernstein nella Philharmonie di Colonia e del “Requiem” di Verdi nella Rhein-Mosel-Halle con la Staatsorchester Rheinische Philharmonie nel 2024 hanno attirato particolare attenzione. Dal 2011 dirige il tradizionale Coro Gürzenich di Colonia, con il quale ha eseguito e diretto la “Messa in si minore”, l‘”Oratorio di Natale”, e la “Johannes-Passion” di Bach, il “Saul” di Händel, i “Vesperae solennes de confessore” di Mozart e la Messa in do minore, il tutto con strumenti barocchi. Christian Jeub studierte an der Musikhochschule Köln Schul- und Kirchenmusik und an der Folkwang-Hochschule Essen Orchesterleitung und Chorleitung. Er besuchte Meisterkurse bei Sir Colin Davis, Isaac Karabtchevsky, Eric Ericson. Im Rahmen des Europäischen Musikfestes Stuttgart erhielt er 2002 und 2003 Dirigierstipendien. Am Staatstheater am Gärtnerplatz, München, war er als stellvertretender Chordirektor von 2000 bis 2007 engagiert, wie auch als Chordirektor mit Dirigaten am Musiktheater im Revier bis 2016. Er dirigierte verschiedene Produktionen wie Zauberflöte, Die lustigen Weiber von Windsor, Zar und Zimmermann, Fledermaus, Nacht in Venedig, Kiss me, Kate. In Orvieto/
Italien dirigierte er Verdis „Un ballo in maschera“ 2003. Beim Dirigentenwettbewerb Mariele Ventre in Bologna war er 2005 Preisträger. Für die Bayreuther Festspiele 2009 und 2010 studierte Christian Jeub den Chor ein in den Produktionen „Der Fliegende Holländer für Kinder“ und „Wagner für Kinder – Tannhäuser“. Seit 2016 leitet Christian Jeub die Universitätsmusik Koblenz, das Junge Symphonie Orchester wie den Universitätschor. Besondere Aufmerksamkeit erfuhren seine Dirigate zu Dvořáks achter und neunter Symphonie, der C. Franck Symphonie, Schostakowitschs 2. Klavier-Konzert, Mendelssohns Elias, Brittens War Requiem, Bernsteins Candide in der Kölner Philharmonie und 2024 Verdis Requiem in der Rhein-Mosel-Halle mit dem Staatsorchester Rheinische Philharmonie. Den traditionsreichen Gürzenich-Chor Köln von 1827 leitet er seit 2011. Beispielhafte Aufführungen sind hier Max Bruchs Moses oder Elgars Dream of Gerontius. Mit barockem Instrumentarium führte Christian Jeub u.a. Bachs h-Moll-Messe, Weihnachtsoratorium, Johannes-Passion, Händels Saul und Mozarts c-Moll-Messe auf.
Il GürzenichChor di Colonia è parte integrante della vita concertistica di Colonia sin dalla sua fondazione nel 1827. Nato come coro municipale della “Cölner Concertgesellschaft”, continua a caratterizzare il paesaggio musicale della regione e non solo. Fedele alla sua lunga tradizione, il coro combina i capolavori della storia della musica con l‘entusiasmo per le novità. Compositori come Johannes Brahms, Max Bruch e Ferdinand Hiller, nonché rinomati direttori, hanno avuto un‘influenza decisiva sulla storia del GürzenichChor. Dal barocco al moderno, dagli oratori di Bach al grande romanticismo corale di Brahms e Bruckner, fino alla musica contemporanea a cappella e alle canzoni di Colonia con i Black Föss il GürzenichChor continua a gettare ponti tra le epoche musicali e la storia della città di Colonia, integrato da giovani talenti del canto che dal 2013 fanno parte del coro come borsisti. Tournée di concerti e workshop con grandi nomi internazionali come Simon Carrington e Frieder Bernius rendono il lavoro del coro vario e stimolante.  Il GürzenichChor è diretto da Christian Jeub dal 2011. Sotto la sua direzione artistica sono state eseguite opere importanti come la “Passione di San Giovanni” di Bach, il “Saul” di Händel e il “Mosè” di Max Bruch. Tra i momenti più recenti, il “Candide” di Bernstein alla Philharmonie di Colonia, lo “Stabat Mater” di Kurt Nystedt in un‘emozionante combinazione con la “Passione di San Marco” di Keiser e il “Requiem” di Verdi alla Philharmonie di Berlino e alla RheinMoselHalle di Coblenza. Der Gürzenich-Chor Köln ist seit seiner Gründung im Jahr 1827 fester Bestandteil des Kölner Konzertlebens. Ursprünglich als städtischer Chor in der „Cölner Concertgesellschaft“ ins Leben gerufen, prägt er bis heute die musikalische Landschaft der Region und darüber hinaus. Seiner langen Tradition verpflichtet, vereint der Chor die Meisterwerke der Musikgeschichte mit der Begeisterung für Neues. Komponisten wie Johannes Brahms, Max Bruch und Ferdinand Hiller sowie renommierte Dirigenten haben die bewegte Geschichte des Gürzenich-Chors maßgeblich geprägt. Von Barock bis Moderne, von Bachs Oratorien über die große Chorromantik von Brahms und Bruckner bis hin zu zeitgenössischer A-cappella-Musik und kölschen Liedern mit den Black Fööss – der Gürzenich- Chor schlägt immer wieder Brücken zwischen musikalischen Epochen und der Geschichte der Stadt Köln, ergänzt durch junge Gesangstalente, die seit 2013 als Stipendiat*innen Teil des Chores sind. Konzertreisen, Workshops mit internationalen Größen wie Simon Carrington oder Frieder Bernius machen die Arbeit des Chores vielseitig und inspirierend. Seit 2011 wird der Gürzenich-Chor von Christian Jeub geleitet. Unter seiner künstlerischen Leitung kamen bedeutende Werke wie Bachs Johannes-Passion, Händels Saul und Max Bruchs Moses zur Aufführung. Jüngste Höhepunkte waren Bernsteins Candide in der Kölner Philharmonie, Kurt Nystedts Stabat Mater in einer spannenden Kombination mit Keisers Markus-Passion sowie das Verdi-Requiem in der Berliner Philharmonie und der Rhein-Mosel-Halle Koblenz.
Fondato nel 1986, il Südtiroler Vokalensemble si è sempre impegnato nell‘esecuzione di musica corale impegnativa di varie epoche musicali. L’ensemble vanta un‘intensa attività concertistica, soprattutto in Alto Adige. I coristi, alcuni dei quali sono essi stessi direttori di coro, insegnanti di musica o di canto, provengono da ogni parte dell‘Alto Adige e due dal resto d‘Italia. Uno dei momenti salienti dell‘intensa attività concertistica del coro negli ultimi anni è stato il concerto nell‘ambito del „Südtirol
Festival Merano“ nel 2020. Nel 2018, l’ensemble ha partecipato alle “Settimane musicali Gustav Mahler“ a Dobbiaco. Sotto la direzione del maestro Christian Jeub e
insieme a un coro tedesco, il coro ha cantato la parte corale dell’Ottava Sinfonia di Mahler. Una collaborazione proseguita nell’anno nel marzo 2025, con l’esecuzione dello Stabat Mater di A. Dvořák insieme al GürzenichChor nella Philharmonie di Colonia. Fino al 2012, il professore di musica Wilhelm Tschenett ha guidato il Südtiroler Vokalensemble, seguito dal 2013 al 2020 da Michael Hillebrand. Prima del suo congedo per maternità, nel 2024 il coro era guidato dalla direttrice tedesca Martha Basten. Lo „Stabat Mater“ è stato provato con lo specialista di musica sacra Dominik Bernhard (al centro), affiancato da Roland Moosmair. Da settembre il coro sarà diretto da Vincenzo Allevato, professore di musica sacra al Conservatorio di musica di Bolzano.
Im Jahr 1986 gegründet, verfolgt das Südtiroler Vokalensemble seit jeher das Ziel, anspruchsvolle Chormusik aus verschiedenen Musikepochen aufzuführen. Das Ensemble kann auf eine rege Konzerttätigkeit vor allem in Südtirol zurückblicken.
Die Sängerinnen und Sänger, die zum Teil selbst Chorleiter, Musikoder Gesanglehrer sind, stammen aus allen Südtiroler Landesteilen, zwei aus dem übrigen Italien. Zu den Höhepunkten der Konzerttätigkeit der letzten Jahre zählte 2020 ein Konzert im Rahmen des „südtirol festivals meran“. 2018 nahm das Südtiroler Vokalensemble an den „Gustav Mahler Musikwochen“ in Toblach teil. Unter der Leitung des Dirigenten Christian Jeub und gemeinsam mit einem deutschen Chor sang das Ensemble den Chorpart von Mahlers Achter Symphonie. So kam es, dass Jeub eine weitere Zusammenarbeit mit den Südtiroler Sängern ins Auge fasste: Im März 2025 sang das Ensemble gemeinsam mit dem Gürzenich Chor in der Kölner Philharmonie schon einmal u. a. das Stabat Mater von A. Dvořák. Von der Gründung des Ensembles bis 2012 führte der Musikprofessor Wilhelm Tschenett das Südtiroler Vokalensemble, von 2013 bis 2020 war es Michael Hillebrand. Vor ihrer Mutterschaftspause übernahm die deutsche Dirigentin Martha Basten die Leitung der Formation.
Die Einstudierung des „Stabat Mater“ übernahm der Fachmann für Kirchenmusik Dominik Bernhard (Bildmitte), unterstützt von Chorleiter Roland Moosmair. Ab September leitet der Professor für Kirchenmusik Vincenzo Allevato den Chor.
L’Orchestra Haydn è stata costituita nel 1960 sia come punto di riferimento regionale per l’ascolto e l’educazione musicale che come ambizioso progetto per inserire il TrentinoAlto Adige nelle reti culturali europee e internazionali. Oggi è un ingrediente che non può mancare in tutti i progetti della Fondazione Haydn. Ma soprattutto è un team moderno e dalla forte identità, un vero perno culturale tra est e ovest, tra Europa e Mediterraneo. È un collettivo dinamico e dall’elevata qualità artistica, flessibile nelle formazioni, nel repertorio e nelle location, che ama sorprendere il pubblico con proposte inedite e fuori dagli schemi.
www.haydn.it
Seit 1960 ist das Haydn Orchester ein Bezugspunkt für Musik und musikalische Bildung in unserer Region. Seine Gründung war der erste Schritt hin zu einem ehrgeizigen Ziel: Trentino-Südtirol als Kulturort auf europäischer und internationaler Ebene zu etablieren und zu vernetzen. Heute ist das Orchester das Herzstück aller Projekte der Stiftung Haydn. Als modernes Ensemble mit vielfältiger Identität bildet das Haydn Orchester eine kulturelle Brücke zwischen Osten und Westen, zwischen Mitteleuropa und Italien. Das Orchester ist in seiner Formation, seinem Repertoire und seinen Spielorten wandlungsfähig und flexibel und möchte sein Publikum mit neuen Ideen und hoher künstlerischer Qualität überzeugen.
www.haydn.it