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Reincarnations

DOMENICA 30 GIUGNO
SONNTAG, 30. JUNI
TRENTO • TRIENT
Chiesa San Francesco Saverio, ore 18,00
Kirche San Francesco Saverio, 18.00 Uhr
INTENDE VOCI ENSEMBLE
Maestro concertatore|Konzertmeister
Mirko Guadagnini

 

Soprani: Beatrice Palumbo, Karin Selva, Graziella Tiboni;
Contralti: Elena Biscuola, Claudia Cigala, Véronique Mangini, Ilaria Molinari;
Tenori: Beniamino Borciani, Alessandro Vianini;
Bassi: Alessandro Ravasio, Filippo Tuccimei, Simone Zanellato

Filippo Calascibetta, contrabbasso
Francesco Silvestri, organo

Mirko Guadagnini, Maestro concertatore

Programma

SEBASTIANO BURELLI

Ascolta, Maria*
per coro misto a cappella
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JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
Fürchte dich nicht (BWV 228) per doppio coro misto e b.c.

Komm, Jesu, Komm (BWV 229) per doppio coro misto e b.c.

Lobet den Herrn (BWV 230) per coro misto e b.c.
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SAMUEL BARBER (1910-1981)
Reincarnations per coro misto a cappella
• Mary Hynes
• Anthony O’Daly
• The Coolin

* In prima esecuzione assoluta

In collaborazione con | In Zusammenarbeit mit

Locandina
Programma di sala

 

Note al programma

Tra i compiti di Bach come Thomaskantor di Lipsia c’era la composizione di musiche per speciali occasioni civili. Sappiamo che, in queste circostanze, Bach aveva a disposizione maggiori risorse rispetto alla normale funzione domenicale. Per questo motivo i suoi mottetti sono per lo più in otto parti, anziché nelle quattro canoniche delle cantate. Bach divide le otto voci in due cori uguali. Gran parte dell’interesse di queste opere risiede nel modo in cui egli tratta questi due cori: a turno si combinano, si separano, contrastano o si intrecciano. Erano disponibili anche strumenti di accompagnamento, in genere un piccolo organo positivo e un contingente di strumenti a corda o a fiato come il violoncello o il fagotto. Lobet den Herrn è l’unico mottetto composto per quattro voci e continuo indipendente. Il testo di apertura viene scandito in un’imponente fuga che parte dai soprani e arriva fino ai bassi. Un Alleluia danzante conclude il mottetto. Le parole di Komm, Jesu, komm sono tratte da un canto sacro in undici strofe di Johann Shelle, ex Thomaskantor. La prima strofa è conclusa da un riferimento biblico di grande effetto – “Io sono la via, la verità e la vita” – Gesù è la porta d’accesso a Dio. Il mottetto si apre con un implorante “Vieni, vieni, vieni”, che acquista sicurezza man mano che i due cori si scambiano le frasi. La seconda strofa è impostata come un corale. Fin dall’inizio di Fürchte dich nicht si assiste a una rapida interazione tra i cori, che spesso si sovrappongono e invertono le direzioni. La terza riga del testo “Ich stärke Dich” [Io ti fortifico] impressiona piuttosto che confortare, con slanci solistici sgargianti avvolti da massicci accordi. La doppia fuga che segue ha la forma di un preludio corale e il brano termina bruscamente con poche battute dal materiale d’apertura, in netto contrasto con la grandiosità di ciò che lo precede.

L’eredità materna di Barber era anglo-scozzese-irlandese e il compositore si legò presto alla tradizione irlandese. In seguito avrebbe musicato una serie di poesie di Joyce e Yeats, insieme agli antichi testi irlandesi anonimi delle Hermit Songs, op. 29, ma un’influenza precoce fu quella di James Stephens. A sua volta, fu l’interesse di Stephens per la rielaborazione di miti e fiabe irlandesi a far conoscere a Barber il poeta gaelico Antoine Ó Raifteirí, noto come l’ultimo dei bardi erranti. I versi Raifteirí hanno ricevuto nuova vita, attraverso la traduzione e l’elaborazione, nel volume Reincarnations di James Stephens, e non c’è miglior dimostrazione della magistrale capacità di Barber di rispondere al testo, che nelle sue tre armonizzazioni per coro a cappella. In Mary Hynes, Barber cattura perfettamente l’urgenza dell’amore appassionato (“Lei è il cielo del sole, Lei è il dardo dell’amore, Lei è l’amore del mio cuore”). Con lo slancio iniziale, sul secondo tempo della battuta, e l’ingresso dardeggiante di diverse linee vocali all’interno di metri mutevoli, l’ammirazione del poeta per Mary Hynes, detta la donna più bella del secolo, viene affermata con eloquenza. Il calore sentimentale lascia il posto alla rabbia e alla disperazione del dolore nel secondo brano, Anthony O’Daly. Come una campana funebre, per tutto il tempo – fino al fortissimo della pagina finale – si ripete ossessivamente il nome “Anthony”, prima nei bassi, poi in tutte le sezioni, sempre sulla nota Mi. Anthony O’Daly, attivista della contea di Galway che lottava per la causa dei fittavoli oppressi, fu catturato e impiccato nel 1820 con l’accusa non provata di tentato omicidio. James Stephens scrisse di The Coolin: “Ho cercato di rappresentare quello stato che è quasi interamente una condizione di sogno, in cui la passione d’amore ha quasi superato sé stessa e sta sprofondando in un languore immobile”. L’ambientazione tenera e lieve di Barber cattura questo “languore immobile” con un delizioso senso di pastorale senza tempo: vite e piaceri semplici.

Alessandro Arnoldo

 

 

Ascolta, Maria di Sebastiano Burelli

Il brano, commissionato dal Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone, verte sul tema della carità con soggetto la Madre, la Vergine Maria, che viene supplicata per la salvezza dell’umanità tramite un gesto straordinario: la rivelazione del Figlio che nasce. La musica è composta da due macro-parti, la  prima ricca di armonie tardo-romantiche decostruite, con un’interpretazione a tratti aleatoria, e la seconda più contrappuntistica, strutturata come un fugato a 4 voci, le quali si alternano più volte, sviluppandosi, nel prosieguo dell’opera: le due idee infine confluiscono a formare una coda univoca e risolutrice.

Marco Maiero

INTENDE VOCI ENSEMBLE è l’ensemble di barocchisti italiani fondato e diretto da Mirko Guadagnini. Con organico variabile annovera voci solistiche di primo livello nell’attuale panorama del canto barocco. Abbina al repertorio seicentesco e settecentesco capolavori del Novecento e contemporanei, un fil rouge che ne caratterizza repertorio e scelte artistiche.

L’Ensemble è stato ospite di importanti stagioni concertistiche: dal Teatro Grande di Brescia al Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone alla stagione dell’Accademia di Musica Antica di Milano. Il suo ultimo lavoro discografico ha riguardato l’incisione in prima mondiale del Gloria a 8 voci di Antonio Caldara (Urania Records), a cui ha affiancato la Lauda per la Natività del Signore di Ottorino Respighi, ricevendo 5 stelle dalla rivista “Musica”.

 

MIRKO GUADAGNINI, maestro concertatore. Nella sua trentennale carriera da tenore ha collaborato con direttori di fama mondiale come R. Muti, Z. Metha, M. W. Chung, R. Abbado, B. Campanella, E. Pidò, M. Viotti nei maggiori teatri e sale da concerto del mondo tra cui Teatro alla Scala, Châtelet di Parigi, Nazionale di Praga, Opéra di Lione, Opera di Seul, Opéra di Montecarlo, La Fenice di Venezia, Concertgebouw di Amsterdam solo per citarne alcune.

Negli anni ha approfondito l’immenso repertorio barocco con grandi maestri del calibro di J. E. Gardiner, W. Christie, I. Bolton, R. Jacobs, O. Dantone, F. Biondi, A. De Marchi, G. Antonini, E. Onofri.

Nella seconda parte della sua carriera artistica, avvia progetti sul repertorio barocco anche come maestro concertatore. Nel 2021 ha fondato Intende Voci Ensemble, ensemble di barocchisti italiani.