54 Festival 2025,  festival

Inaugurazione per il restauro dell’organo Livio Tornaghi (1867) | Einweihung der restaurierten Livio Tornaghi-Orgel (1867)

SABATO 10 MAGGIO
VILLA LAGARINA – Chiesa di S. Maria Assunta, ore 18.00
SAMSTAG, 10. MAI
VILLA LAGARINA – Kirche Santa Maria Assunta, 18.00 Uhr

Organo | Orgel, Stefano Rattini

con la partecipazione del

CORO LITURGICO BEATO ANTONIO ROSMINI di Rovereto
Direttore | Leitung, Giuliano Gardumi

PROGRAMMA

Johann Sebastian BACH (1685-1750)
Concerto in sol maggiore BWV 592 da Johann Ernst von Sachsen-Weimar (Allegro, Largo, Allegro)

Giovanni Pierluigi da PALESTRINA (1525-1594)
Mottetto Sicut Cervus

Stefano RATTINI (1961)
Mottetto Sicut cervus “diminuito” all’organo

Valentino DONELLA (1937)
Fate questo in mia memoria

Remo GIAZOTTO (1910-1998)
Adagio in sol minore per archi e organo su due spunti tematici e su un basso numerato di Tomaso Albinoni
(Riduzione dell’autore per organo solo)

Michelangelo GRANCINI (1605-1669)
Dulcis Christe

Alessandro SCARLATTI (1660-1725)
Partite diverse sulla Follia

W.A. MOZART (1756-1791)
Ave verum corpus KV. 618

Padre Davide DA BERGAMO (1791-1863)
Sinfonia in re minore

Francesco MENEGHELLO (1965)
Pellegrini di Speranza (Inno del Giubileo 2025)

In collaborazione con | In Zusammenarbeit mit

Locandina
Programma di sala

Note al programma

Si ritiene che la pratica di trascrivere per strumenti a tastiera – organo o clavicembalo – i concerti orchestrali di autori italiani, sia nata in Olanda, per opera di un organista non vedente che allietava il suo uditorio eseguendo uno repertorio per nulla organistico, eppure di resa tanto eccellente da essere imitato da molti musicisti, affascinati dalla brillante esuberanza della musica del Bel Paese. Un Bach poco più che ventenne, al servizio del duca Johann Ernst von Sachsen-Weimar, eccellente compositore ed esecutore dilettante, venne a conoscenza della pratica della trascrizione quando il suo sovrano tornò da un viaggio di studio ad Amsterdam folgorato dalla musica di Vivaldi e desideroso di sentirla eseguita all’organo. Il concerto in sol maggiore, in puro stile italiano, venne composto dallo stesso Johann Ernst; la trascrizione di Bach è un omaggio al giovane datore di lavoro e amico, la cui vita venne a spegnersi in età ancor giovanile.
Il Mottetto Sicut cervus “diminuito” riprende una pratica antica ossia l’esecuzione strumentale della musica vocale polifonica, aggiungendo molti abbellimenti di ogni genere che, appunto, “diminuiscono” la lunghezza delle note originali. Tale esercizio comportava inevitabilmente un adattamento della scrittura per la voce alle caratteristiche individuali dello strumento, contribuendo in maniera molto significativa allo sviluppo di una letteratura idiomatica. Il fenomeno interessa tra Rinascimento e Barocco soprattutto le tastiere (organo e clavicembalo ma che strumenti tastati come liuto e viola da gamba) ed è quindi all’origine della musica tastieristica. Molti sono i trattati che insegnano quest’arte, e la presente versione è frutto dello studio di quell’antica prassi
Il cosiddetto Adagio di Albinoni non è opera del compositore veneziano, così come l’Ave Maria di Arcadelt non l’ha scritta il fiammingo e neppure Caccini ebbe mai a comporre un’Ave Maria. E l’elenco non si esaurisce di certo qui: non è cosa rara infatti, nella storia della musica che, un po’ per celia, un po’ per irriverenza, si sia composta musica “nello stile di” e la si sia venduta così bene da far assurgere quelle pagine addirittura al rango di brani  emblematici di compositori che su quelle pagine non versarono neppure una goccia di inchiostro. Colpevole dell’Adagio di stasera fu un musicologo veneziano, che dichiarò di essersi ispirato ad un basso numerato e ad alcuni spunti melodici di Albinoni – materiale che, pur dopo accanite ricerche, non venne mai alla luce.
Molti sono i compositori che hanno scritto variazioni sul celebre basso di danza dal nome sibillino di “Follia”, di presumibile origine iberica. Le variazioni di Scarlatti padre, altamente virtuosistiche, passano in rassegna molte delle figure musicali per tastiera in voga nel Sei-Settecento; nascono per il cembalo, ma l’esecuzione all’organo conferisce loro la ricchezza della variazione timbrica, cifra distintiva del Re degli Strumenti.
L’Ottocento musicale italiano è dominato dall’opera lirica, e la musica di chiesa non è estranea allo strapotere di arie e cabalette, sinfonie e galop, marce e ballabili. Ne è eloquente ed autorevole testimonianza la sinfonia  di Padre Davide da Bergamo, composizione in perfetto stile rossiniano. Un’introduzione caratterizzata dalla presenza di frequenti pause retoriche prepara la presentazione dei “personaggi”: il primo tema, balzellante e spiritoso, cui si oppone il secondo, di carattere fiero e pomposo. Immancabile il “crescendo”, che sfocia in un fortissimo “a pieno organo”; in simmetrica disposizione, ecco ancora i due temi seguiti dal crescendo ed incorniciati dalla stretta finale.

Stefano Rattini

 Il motetto Sicut cervus di Giovanni Pierluigi da Palestrina è considerato tra i capolavori della polifonia rinascimentale, realizzando un perfetto equilibrio tra tecnica compositiva ed espressione di senso.  Il testo del Salmo 41, “Come la cerva assetata cerca un corso d’acqua anch’io vado in cerca di Te, mio Dio”, che  descrive il desiderio di Dio con una  struggente metafora, si scioglie  nell’intreccio delle 4 voci, restituendone pienamente la sostanza emotiva. Un altro brano proveniente dal repertorio storico è circondato da altrettanta celebrità: si tratta dell’Ave Verum Corpus K. 618, breve mottetto per coro e strumenti (archi e organo) scritto da Mozart nell’estate del 1791. Una scrittura corale omofonica e attentissima al significato della parola, una ricerca di timbri tersi e delicatamente sommessi si alterna a  tratti più complessi, come la modulazione al tono lontano di fa maggiore, o le entrate a canone nel finale; ma questi tratti “dotti” sono quasi dissimulati e non contraddicono l’assunto di immediatezza e semplicità che ha sempre incantato studiosi e ascoltatori dalla prima pubblicazione dell’Ave Verum nel 1808, fino ai giorni nostri. Meno conosciuti sono invece invece la produzione compositiva nonchè il profilo biografico di Michelangelo Grancini, (1605-1669) organista e compositore milanese, attivo in diverse chiese del capoluogo lombardo dapprima come organista quindi come maestro di cappella. Compose principalmente musica sacra, rivelando l’influenza dello stile di Monteverdi.

Valentino Donella, veronese, classe 1936, sacerdote e compositore, per quasi vent’anni, sino al 2015 maestro di cappella alla Basilica di S. Maria Maggiore in Bergamo, rappresenta invece, con il più giovane Francesco Meneghello (1963), quella generazione moderna di musicisti che hanno contribuito alla costruzione di un repertorio di musica sacra e liturgica post-conciliare con l’abbandono quindi della lingua latina e la ricerca di un linguaggio coinvolgente l’assemblea celebrante. Fate questo in mia memoria è così un canto di comunione su testo di Padre David Turoldo, in cui l’organo accompagna una polifonia lineare di tipo omoritmico su una facile melodia cantabile. Pellegrini di speranza è l’Inno del giubileo 2025, scritto da Meneghello sul testo di Pierangelo Sequeri, teologo ed anch’egli compositore e musicologo. L’intreccio delle voci è qui non privo di una certa verve polifonica nel mentre si riflette sul tema della speranza, lanciato dal Pontefice come sigla del particolare anno liturgico.

Il Coro Liturgico Beato Antonio Rosmini nasce nel 2009, immediatamente dopo il Congresso Liturgico diocesano di Riva del Garda dell’ottobre 2009: Fondatori sono l’attuale direttore del Coro Gardumi Giuliano, il parroco di quel tempo, don Enrico Finotti, della Chiesa di Santa Maria del Carmine in Rovereto e alcuni rappresentanti dell’Associazione Amici della Liturgia “Culmen et Fons”.. Raccoglie oggi una cinquantina di cantori di varie parrocchie della zona pastorale di Rovereto: Marco, Mori, Villalagarina, Pomarolo, Calliano, Besenello, Santa Maria del Carmine, Borgo Sacco, Santa Caterina, San Marco, San Giuseppe, Marano d’Isera.

Il Coro, fin dalla sua nascita, non tiene concerti, ma accompagna unicamente Riti, Liturgie della Chiesa Cattolica (Sante Messe, Canto dei Vespri ed altre Liturgie.) e si richiama all’insegnamento del Magistero della Chiesa, ai documenti conciliari, in particolare, della Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium” e documenti seguenti, riconoscendo  il canto gregoriano come canto  proprio della liturgia della Chiesa e adottando canti  che siano conformi allo spirito dell’azione liturgica.

L’impegno vede il Coro mediamente presente una dozzina di volte all’anno nelle Chiese, in genere, della Vallagarina, ma non solo.

 

Stefano Rattini, organista titolare dell’Abbazia Benedettina Muri-Gries di Bolzano, è stato Titolare nella Cattedrale di Trento dal 1982 al 2023. Insegna improvvisazione all’Istituto di Musica Sacra di Trento e presso la Scuola Santa Cecilia di Brescia. E’ stato docente di Teoria, Analisi e Composizione al Liceo Musicale di Trento e ha insegnato improvvisazione presso i Conservatori di Como, Mantova, Bergamo, Innsbruck, Bologna, Catania, Verona, Trento, al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra di Milano e nei corsi annuali organizzati a Cremona dall’Associazione Italiana Organisti di Chiesa. Si è diplomato con il massimo dei voti e la lode in Organo e Composizione Organistica nella classe di Giancarlo Parodi e si è laureato cum laude in “Organo Antico” sotto la guida di Federico Maria Recchia; in seguito si è perfezionato con Stefano Innocenti e Christopher Stembridge per la musica antica, con Antonio Zanon per la composizione e con Fausto Caporali, Günther Kaunzinger, William Porter, Loïc Mallié e Jürgen Essl (Haarlem, NL, Londra, Stuttgart e Smarano) per l’improvvisazione. Ha tenuto un considerevole numero di concerti in Italia e all’estero (Taiwan, Russia, Austria, Svizzera, Francia, Spagna, Germania, Polonia, Serbia, Slovacchia), suonando per importanti Festival e Rassegne Internazionali e collaborando con direttori e solisti di chiara fama. Ha effettuato alcune registrazioni per la RAI, la Radio Svizzera Italiana e ha inciso per le case discografiche “La Bottega Discantica”, “Rainbow Classics”, “Pro Civitate Cristiana”, “Ginger Studio”, “Edizioni Carrara”, “Tactus”,  “Bongiovanni”, “Weinberg Records-Austria”. Alcune sue composizioni organistiche sono pubblicate per i tipi di Rugginenti, Carrara ed EurArte. Per la Società Filarmonica di Trento ha curato l’edizione critica della musica organistica di Attilio Bormioli. Il suo interesse per la pubblicistica lo ha portato ad esercitare per un quinquennio la critica musicale per il quotidiano “L’Adige”. E’ componente della giuria in concorsi organistici e di composizione. E’ presidente dell’Associazione Organistica Trentina “Renato Lunelli”. Ha ideato e conduce a Trento la “Scuola d’Ascolto della Musica Organistica”, volta a sperimentare nuove modalità nella formazione critica del pubblico.