54 Festival 2025

Concerto di inaugurazione per il nuovo organo Gebr. Meyer | Andrea Zeni Einweihungskonzert für die neue Gebr. Meyer|Andrea Zeni-Orgel

DOMENICA 18 MAGGIO
ARCO – Chiesa della Collegiata, ore 20.30
SONNTAG, 18. MAI
ARCO – Stiftskirche, 20.30 Uhr

 

Organo | Orgel, Simone Vebber

PROGRAMMA

JOSEPH JONGEN (1873-1953)
Toccata pour Grand Orgue op.104

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
Ciaccona in re minore dalla Partita per violino solo BWV 1004

MARCO ENRICO BOSSI (1861-1925)
Scena pastorale, op. 132 Nr. 3

SAMUEL COLERIDGE-TAYLOR (1875-1912)
Three Impromptus for organ, op. 78
FRANZ LISZT (1811-1886)

Fantasia e fuga sul corale
“Ad nos, ad salutarem undam”, S.259

 

In collaborazione con | In Zusammenarbeit mit

Locandina
Programma di sala

 

Un nuovo organo non è solo uno strumento che si aggiunge al patrimonio musicale di una comunità, è una promessa di ascolto, di cura, di continuità. L’inaugurazione del nuovo strumento della chiesa Collegiata di Arco, frutto di un lavoro condiviso tra competenze storiche e artigianali, diventa occasione per interrogare la memoria musicale e misurarsi con la sua capacità di rigenerarsi nel tempo. La musica scelta per questa prima accensione pubblica non si limita a dimostrare la versatilità dell’organo, ma cerca soprattutto di suggerirne la voce: piena, articolata, stratificata, capace tanto di profondità quanto di leggerezza. Il programma si apre con la Toccata op. 104 di Joseph
Jongen, una delle sue ultime e più celebrate composizioni per organo. Scritta nel 1937, quest’opera richiama la tradizione francese, da Franck a Widor, ma con un linguaggio tutto personale: le masse sonore si muovono in sequenze fluide, ora impetuose ora contenute, senza mai perdere chiarezza strutturale. Jongen conosce profondamente le possibilità timbriche dell’organo sinfonico, e sfrutta ogni registro per scolpire una scrittura densa ma sempre controllata, ricca di energia e poesia.
A seguire, la Ciaccona in re minore BWV 1004 di Johann Sebastian Bach, proposta in trascrizione organistica. Si tratta di una delle pagine più alte della letteratura per
violino solo, che in questa versione non perde forza, ma anzi acquisisce una dimensione spaziale e polifonica nuova. L’organo espande il suono, rende tangibile la densità emotiva delle variazioni, amplifica il respiro architettonico della composizione. La voce di Bach, pur trasposta, resta intatta: rigorosa, interrogante, umana. Con la Scena pastorale op. 132 n. 3, Marco Enrico Bossi si muove in tutt’altro clima. Siamo nella piena stagione del sinfonismo organistico italiano, ma Bossi evita l’enfasi e preferisce il tratto lieve. Il brano, costruito con eleganza narrativa, evoca un paesaggio sereno, mai oleografico, attraversato da una cantabilità sottile e da un senso di raccoglimento. È musica che invita ad ascoltare ciò che si muove sotto la superficie. I Three Impromptus op. 78 di Samuel Coleridge-Taylor riportano l’attenzione a un linguaggio più intimo.
Compositore di origini africane attivo nella Londra di fine Ottocento, Coleridge-Taylor porta nella musica organistica un gusto per la melodia spontanea e il gesto breve. Questi tre pezzi, scritti nel 1911, mostrano chiarezza, freschezza e un equilibrio raro tra invenzione e forma. Non cercano l’effetto, ma conquistano per sobrietà e senso narrativo. A chiudere, la Fantasia e fuga sul corale “Ad nos, ad salutarem undam” di Franz Liszt, vertice assoluto della letteratura per organo. Il tema, tratto da Meyerbeer, diventa pretesto per un’imponente costruzione tripartita, che alterna visione e tensione, meditazione e trionfo. Liszt compone qui con impeto teatrale, ma anche con  consapevolezza liturgica: l’organo è un’estensione della voce umana e insieme un’orchestra monumentale. L’opera intera è attraversata da una tensione spirituale che la rende, ancora oggi, una sfida tecnica e interpretativa. Questa serata non si limita a presentare una selezione di opere importanti: invita ad ascoltare in profondità, a entrare in relazione con uno strumento nuovo che, pur parlando molte lingue sonore, chiede soprattutto silenzio, attenzione e tempo. Solo così può iniziare davvero a suonare.
Alessandro Arnoldo

 

SIMONE VEBBER
Vincitore di numerosi premi in concorsi internazionali fra cui il Primo Premio Assoluto presso il Concorso “Bach” di Saint-Pierre-lès-Nemours (Francia) nel 2005, il Primo
Premio al Concorso J. Fux di Graz (Austria) nel 2010 e nel 2012 il premio “P. Hurford” presso il Concorso Internazionale di St. Albans (Inghilterra) si è diplomato in Organo e Composizione Organistica e in Pianoforte (con il massimo dei voti e lode) al Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento. Ha successivamente ottenuto il Diploma in Organo all‘Accademia di Musica Antica di Milano sotto la guida di L. Ghielmi, il Diplome de Concert alla Schola Cantorum di Parigi con J. P. Imbert e la Medaglia d’Oro in Improvvisazione al CNR di Saint-Maur-des-Fosses (Parigi) con P. Pincemaille. Ha al suo attivo un’intensa attività concertistica che lo porta a suonare in veste di solista nei più importanti festival organistici internazionali (Vienna, Copenhagen, Parigi, Bordeaux, Milano, Beirut, Rio de Janeiro, Mosca, Tokyo, Montreal, ecc.). Il suo repertorio
spazia dalla musica antica fino ai compositori contemporanei. Ha inciso musiche di J.S. Bach, Ch.M. Widor, G.F. Handel, C. Saint-Saëns e di compositori romantici e
contemporanei per le etichette Da Vinci Classics, La Bottega Discantica, Diapason e Tactus. Si è esibito in qualità di solista con prestigiose orchestre fra cui l‘Orchestra Mozart diretta da C. Abbado. Le sue esecuzioni sono state trasmesse da ORF (Austria), RAI Radio Tre, Radio Vaticana, Rete Toscana Classica e Radio Marconi.
In qualità di docente ha tenuto Masterclass di interpretazione presso varie istituzioni estere quali la McGill University di Montreal e la Universität für Musik und darstellende Kunst di Graz. È titolare della cattedra di Organo presso il Politecnico delle Arti – Conservatorio “G. Donizetti” di Bergamo.