GRUPPO VOCALE ARMONIA
soprano, Paola Fumana, Sopran
baritono, Ivo Rizzi, Bariton
organo, Stefano Rattini, Orgel
direttore, Mariano Ognibeni, Leitung
PROGRAMMA
J.G. RHEINBERGER (1839-1901)
Inni: Tribulationes
Dextera Domini – Eripe me – Ave Regina Caelorum
F. MENDELSSOHN (1809-1847)
Lass o Herr mich Hulfe finden
Hymne-Hor mein bitten
J. GUILLOU (1930-2019)
Toccata op. 9 (a Trento)
F. GORNO (XIX sec.)
Sinfonia in sol maggiore (a Centa S. Nicolò)
G. FAURÉ (1888-1924)
Requiem
LOCANDINA
PROGRAMMINO
Note al programma
Compositore particolarmente versato nel territorio della musica sacra (12 Messe, un Requiem e uno Stabat Mater) il lichtensteinese Rheinberger, in questo gruppo di Inni, si esprime nel suo stile tardo-romantico seguendo il carattere dei testi, dalle sonorità cupe e drammatiche di Tribulationes ed Eripe me, coadiuvato da una scrittura organistica densa di amalgami accordali, per emergere in cieli di più serena polifonia in Dextera Domini o nel numero mariano.
Gli Inni per soprano, coro e organo pur non appartenendo al Mendelssohn più conosciuto e popolare, presentano le caratteristiche stilistiche distintive del compositore: il canto misurato quanto emozionante del soprano si alterna e dialoga tanto con il coro quanto con l’organo, trattati polifonicamente con quella severità di dettato voluta dal protestante Felix alla musica sacra non senza indulgenze ad oasi di pura melodia.
A un compositore schivo, che si ritagliò una posizione originale nella vivacissima Parigi fin de siècle, dobbiamo una delle intonazioni più celebri e geniali della Missa pro defunctis. Amico di Flaubert, Turgenev, Gounod e Saint-Saëns, ma anche organista e direttore di coro, Fauré conservò per un’intera esistenza quel tratto di pudica delicatezza di una scrittura che rifugge da ogni ostentazione. È questa, appunto, la cifra stilistica del Requiem op. 48, composizione dalla genesi complessa, compiuta nel 1888 e nata in anni di lutti personali (Fauré perse a breve distanza entrambi i genitori), eppure priva di una destinazione specifica. Fu la musa della consolazione a guidare in questa partitura il compositore, che si difendeva così dalle critiche di paganesimo: «Qualcuno l’ha chiamato [il Requiem] una berceuse della morte. Ma è così che sento la morte: come una lieta liberazione, un’aspirazione alla felicità dell’aldilà, piuttosto che, un trapasso doloroso. […] Non si deve forse, accettare la natura dell’artista ?[…] Accompagno da una vita le esequie, all’organo. Ne ho fin sopra i capelli. Ho voluto fare qualcosa di diverso».
Da qui la tenerezza dell’espressione, che si avvale, pur senza ostentazioni, della nuance, arcaicizzante derivata dal riscoperto canto gregoriano (sia negli influssi modali che nei profili melodici), assumendo e neutralizzando la drammaticità di altre riflessioni musicali sulla morte (i mottetti e i lieder di Brahms o la Prima sinfonia di Mahler) in un progetto di grazia talora malinconica, talora estatica. Il testo liturgico é sottoposto a scelte personali: Fauré accorpa sezioni diverse (Introitus e Kyrie, Agnus Dei e Communio), trascura porzioni testuali (il Kyrie II, il Benedictus) o ne interpola di nuove (la ripetizione della parola «Sanctus», l’«Amen»), mentre una delle omissioni più evidenti, quella del Dies irae, viene bilanciata dalla presenza del terribile Libera me, provvisto di una sezione «apocalittica» che lo cita letteralmente.
«Né devoto né scettico» si definiva lo stesso Fauré: in questo suo atteggiamento, così lontano dalle passioni e dalle ribellioni prepotenti, e perciò ricche di fede e di forza, dei musicisti romantici, sta la chiave della modernità, meglio dell’attualità della sua musica.
I due brani organistici sono riservati a Francesco Gorno, primo insegnante di Amilcare Ponchielli: la sua Sinfonia in sol maggiore, scoperta da Stefano Rattini e recentemente incisa, guarda al modello operistico accogliendo gli espedienti del crescendo rossiniano e della spettacolare stretta conclusiva. La Toccata op, 9, lavoro giovanile del 1963 è una delle opere di Guillou più eseguite. Brillante virtuosistica, percussiva, elabora tre temi in un progressivo aumento della tensione emotiva, con un esito tragico ed insieme appassionato. FMS
Il soprano PAOLA FUMANA si è diplomata in canto al Conservatorio F.A. Bonporti di Trento sotto la guida del Maestro Mattia Nicolini. Si è esibita come solista in varie località in Italia e all’estero. Ha partecipato a corsi di vocalità e interpretazione: Ingram Beikirchen, Antonio Juvarra, Paolo Cherici, Gemma Bertagnolli, Stefano Anselmi, Lorna Windsor, William Matteuzzi e Sara Mingardo. Ha partecipato come solista nell’opera “L’Arca di Noe’” di B. Britten e nella “Cenecienta” di J. Pena Hen rappresentata a Venezia e al Teatro Sociale di Trento. Attualmente ricopre il ruolo di Direttirce artistica presso il “Museo della lirica Fumana” allestito nelle prestigiose Sale del Castello “Carafa” di Santa Severina (Crotone).
IVO RIZZI si è diplomato nel 2009 in Canto Lirico presso il Conservatorio Monteverdi di Bolzano e ha proseguito gli studi con il basso Ivo Vinco. È allievo della regista Maria Francesca Siciliani. In qualità di solista ha cantato in Italia e all’estero interpretando numerosi ruoli da protagonista spaziando dal Settecento sino alle opere moderne tra le quali ricordiamo i ruoli di Gianni Schicchi di Puccini, Bartolo nel Barbiere di Siviglia di Paisiello, Escamillo nella Carmen di Bizet. Dal 2017 fa parte del Coro dell’Arena di Verona ed è membro del coro del Teatro Carlo Felice di Genova.
STEFANO RATTINI, organista titolare della Cattedrale di Trento, ha posto al centro dei suoi interessi la divulgazione della musica e l’improvvisazione. Allievo di Giancarlo Parodi, è docente di Teoria, Analisi e Composizione presso il Liceo Musicale e Coreutico di Trento; insegna improvvisazione organistica presso i Conservatori di Innsbruck, Bergamo, Mantova e Trento, a Cremona per l’Associazione Italiana Organisti di Chiesa e presso l’Istituto di Musica Sacra di Trento. Ha tenuto un considerevole numero di concerti in Italia e all’estero, suonando per importanti Festival e Rassegne Internazionali. Ha ideato e conduce a Trento la “Scuola d’Ascolto della Musica Organistica”, volta a sperimentare nuove modalità nella formazione critica del pubblico. Ha inciso per numerose case discografiche. Ha fatto parte della giuria in concorsi organistici e di composizione nazionali e internazionali. Alcune sue composizioni sono pubblicate per i tipi di Rugginenti, Carrara ed EurArte.
MARIANO OGNIBENI è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio F.A. Bonporti di Trento. Ha seguito i master di direzione corale del M° Mario Lanaro. Ha partecipato all’Atelier per la “Scuola Veneziana” tenuto dal M° Marco Berrini, all’Accademia Europea di Fano per direttori di coro con il M° Filippo Maria Bressan e a vari seminari tenuti da illustri direttori internazionali, tra i quali il M° Stojan Kuret. Ha collaborato e diretto diverse formazioni corali locali, curando l’esecuzione, di opere soprattutto a tema sacro, nonché ha preso parte a diversi concorsi di levatura nazionale e internazionale con risultati di ottimo livello tra i quali spicca la fascia d’oro ed il primo premio della categoria conseguiti nella 21° edizione del Concorso Internazionale “Praga Cantat” nel 2007.
IL “GRUPPO VOCALE ARMONIA” DI TRENTO è un coro di recentissima formazione, nato nell’autunno del 2018 dall’idea del maestro Mariano Ognibeni di dar vita ad un nuovo gruppo di amanti del canto polifonico, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze corali, musicalmente e vocalmente preparati, con la voglia di trovarsi per musicare insieme ciò che viene studiato in autonomia. I coristi hanno aderito con entusiasmo a questo progetto e i risultati non sono mancati: questa giovanissima formazione può infatti già vantare già nel 2019 la partecipazione al prestigioso Festival regionale di Musica Sacra, dove ha eseguito la Messa in Re maggiore op. 86 per coro e organo di Dvorak.
Concerto per il 30° Anniversario Beatificazione di S. Paolina
In collaborazione con il Comune di Altopiano della Vigolana
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