festival

Venezia, Padova, Treviso, Rovereto: la musica d’organo tra ‘700 e ‘800

 

→ PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
Entrata con green pass.

 

Sabato, 18 settembre, Brentonico, Chiesa parrocchiale, ore 20.30

all’organo:
Paolo Buro (organista della Cattedrale di Verona)
Stefano Rattini (organista della cattedrale di Trento)

 

Giovanni Maria Zandonati (1754-1831)
Sonata in fa maggiore a quattro mani

Alessandro Marcello (1684-1750)
Concerto in re minore (Senza indicazione di tempo, Adagio, Presto)
Trascrizione di Johann Sebastian Bach BWV 974
(Stefano Rattini)

Stefano Rattini (1961)
Improvvisazione su un tema mariano
(Stefano Rattini)

Arcangelo Corelli (1653-1713)
Concerto IV op. 6 in re maggiore
(Adagio – Allegro – Adagio – Vivace – Allegro – Allegro)
Appropriato all’Organo da Thomas Billington
(Stefano Rattini)

Baldassarre Galuppi (1706 – 1785)
Sonata con Ripieni e flauti
Andante
Sonata per il Flauto
(Paolo Buro)

Ignazio Sperger (1734 – 1808)
Sonata in Do maggiore (Rondò)
Sonata in Fa maggiore
Sonata in Do maggiore
(Paolo Buro)

Gaetano Valerj (1760 – 1822)
Sonata in Sol maggiore
Sonata in Do minore (Siciliana)
Sonata in Do maggiore
(Paolo Buro)

Giovanni Maria Zandonati
Suonatina in fa maggiore a quattro mani

 

in collaborazione con

PAOLO BURO  è organista titolare della Cattedrale di Verona dal 1997 e membro della Commissione di Musica sacra della Diocesi di Verona – settore Organi a canne; è frequentemente invitato a collaborare con alcune Case organarie nella ricerca e progettazione di strumenti di nuova concezione. Dopo aver brillantemente conseguito il Diploma di organo presso il Conservatorio “C. Pollini” di Padova nella classe del compianto M. Renzo Buja, ha integrato la propria formazione frequentando vari corsi di perfezionamento in strumento e prassi esecutiva tenuti da docenti di fama internazionale. L’intensa attività concertistica svolta lo ha visto partecipare, prevalentemente come solista, a numerosi Festivals e Rassegne organistiche svoltesi in prestigiose sedi di diversi Paesi europei quali Italia, Germania, Austria, Svezia, Danimarca, Francia e Polonia; alcuni suoi programmi sono stati oggetto di registrazioni radiotelevisive effettuate e trasmesse da emittenti locali e nazionali ed ha all’attivo incisioni discografiche che per l’etichetta “Melos Antiqua” e “Carrara”. È attualmente docente ordinario di Teoria, ritmica e percezione musicale presso il Conservatorio “L. Campiani” di Mantova.

 

STEFANO RATTINI, organista titolare della Cattedrale di Trento dal 1982, ha posto al centro dei suoi interessi la divulgazione della musica e l’improvvisazione. Allievo di Giancarlo Parodi, è docente di Teoria, Analisi e Composizione presso il Liceo Musicale e Coreutico di Trento; ha insegnato improvvisazione organistica presso i Conservatori di Innsbruck, Bergamo, Bologna, Mantova e Trento, a Cremona per l’Associazione Italiana Organisti di Chiesa e presso l’Istituto di Musica Sacra di Trento. Ha tenuto un considerevole numero di concerti in Italia e all’estero, suonando per importanti Festivals e Rassegne Internazionali. Ha ideato e conduce a Trento la “Scuola d’Ascolto della Musica Organistica”, volta a sperimentare nuove modalità nella formazione critica del pubblico. Ha inciso per le case discografiche “La Bottega Discantica”, “Rainbow Classics”, “Pro Civitate Cristiana”, “Ginger Studio”, “Carrara”, “Il Diapason”, Tactus”, “Bongiovanni”, “Weinberg Records-Austria”. Ha fatto parte della giuria in concorsi organistici e di composizione, nazionali e internazionali. Alcune sue composizioni sono pubblicate per i tipi di “Rugginenti”, “Carrara” ed “EurArte”. Figura tra i soci fondatori ed è stato presidente dell’Associazione Organistica Trentina Renato Lunelli; è membro della Commissione Organi della Diocesi di Trento e della Commissione Artistica del Festival di Musica Sacra di Trento e Bolzano.

 

 

 

Note al programma

Venezia nel XVII e XVIII secolo si presenta come un capoluogo musicale capace di influenzare l’Europa intera, tanto più dunque le vicine città di Padova e Treviso, nonché la più lontana Rovereto ed i suoi dintorni più o meno montuosi, compreso il borgo di Brentonico, veneto ancor prima della città sul Leno, il cui bell’organo riesce opera del Bertè autoctono ma con bottega in quel di Verona. Di reminiscenze lagunari racconta tutta l’architettura del roveretano così come d’acque ferme e saturnine malinconie raccontano tutti i movimenti lenti dei concerti siglati nel primo Settecento: un topos così radicato da indovinare la città e la sua morte dietro ogni melodia, diventata “anonima” per quanto radicata in campielli e canali più che in nomi e cognomi d’autori, come ben sa chi non può dimenticare Florinda Bolkan e Tony Musante nel celebre film anni 1970. Anonimo veneziano appunto: praticabile da compositori davvero lagunari come il Marcello o il Vivaldi, come pure da veneti affini, confinanti trentini ed extramoenia, sino alla severa Lipsia protestante, dove qualcuno che d’affetti s’intendeva non poco, come Johann Sebastian Bach, viaggiava nel Belpaese senza muoversi dalla sua Germania, trascrivendo per tastiera i concerti degli italiani (ossia “veneziani”). La veste cembalistica, eseguibile con correttezza di scelta anche all’organo, nulla toglie della brillantezza e spigliatezza dei tempi estremi, né della cantabilità struggente dei tempi lenti,  come il celeberrimo adagio utilizzato nel film. Una pratica di riscrittura che sposa Bach  al quasi sconosciuto Tomas Billington e, nel mentre estende oltremanica l’influenza del modello italiano ritrova il nume tutelare della forma “concerto”, il romano Corelli. Da paragonare, tornando al grande di Eisenach, al prediletto Vivaldi, di cui Bach trascrisse numerosi concerti, accogliendo del veneziano per eccellenza quel gusto per le “stravaganze”, per le sorprese armoniche, ritmiche, melodiche che allontanavano la forma dal modello “cartesiano” del Corelli, per navigare in pieno dinamismo barocco. 

Il programma contiene quindi un gruppo di Sonate – forma principe, accanto al concerto, della cultura strumentale barocca – di tre Autori attivi in Veneto da collocarsi cronologicamente tra il 1700 e il 1800, quindi tra la fine del periodo Barocco e il diffondersi dello Stile Galante: Baldassarre Galuppi, detto il Buranello perchè nato sull’isola di Burano, chiamato tra l’altro all’ incarico di Maestro di Cappella in San Marco, prolifico autore per il teatro come per la chiesa,. Ignazio Spergher, di origini austriache, organista nella cattedrale di Treviso, la cui provenienza conferma migrazioni creative dal nord al sud e Gaetano Valerj, organista nella Cattedrale di Padova. Anche se chiaramente destinate all’organo, la collocazione liturgica di queste Sonate è tutt’altro che scontata: sono appunto Sonate, quindi pezzi scritti semplicemente per essere suonati, ma senza alcun riferimento specifico (per es. post Epistola, all’Offertorio, ecc.) come avviene in altri autori. La maggior parte dei pezzi di questo genere appartiene alla forma bipartita, cioè divisa in due parti da un ritornello; talvolta, invece, il titolo stesso dichiara lo scopo o la sua caratteristica peculiare come “Per Ripieni e Flauti” o “Per il Flauto”. Si tratta di musica facile all’ascolto, ma non per questo priva di interesse: la melodia è sempre nella parte superiore (mano destra), affidando alla mano sinistra l’accompagnamento nel quale non è difficile identificare alcuni stilemi tipici del periodo, quale il basso albertino e il ribattuto. In qualche caso i brani guardano formalmente in precise direzioni, come per esempio la malinconica Siciliana del Valerj o il Rondò in Spergher.

In testa ed in coda alla locandina, in un itinerario quindi che parte dal e torna al Trentino, il nome del roveretano Giovanni Maria Zandonati, le cui Sonate organistiche (solistiche ed a 4 mani) pur muovendosi nell’orbita “veneziana” nel gusto leggermente galante, rivendicano  parentele viennese, a scomodare una geografia culturale sospesa tra l’est lagunare ed il nord alpino.  

Paolo Buro, Stefano Rattini, Annely Zeni